Me la sono goduta mentre dormiva.
Proprio così.
Lei, si..!
La mia vicina.
Me la sono goduta grazie a un sonnifero somministratole appositamente dal marito.
Ma partiamo dall' "in-comincio"
Sono Marco, sessuomane incallito di 50 anni, col cazzo
sempre in tiro e sempre alla ricerca di cose porche da scoprire.
Immaginate ora uno stendino a portata di mano, dove la topa
in questione mette ad asciugare i suoi indumenti intimi.
Ecco.
Tutto nasce proprio da lì. Da quello stendino.
“I vicini... Che tema banale” direte voi. Ma se il tema è
banale, di certo non era banale l’ossessione che mi derivava dalla topa (come
dicono gli esperti? La lei di coppia, se non sbaglio…), si insomma dalla moglie
dell’inquilino del piano di sopra.
Vabbè, dopo ‘ste stronzate… torniamo alla mia meravigliosa
ossessione.
Lei, la vicina, manco a dirlo, come in tutti i racconti che
si rispettino dovrebbe essere una sorca da paura. E infatti è così! Una bella donna: bel viso e bel fisico. Mai ostentato e quasi sempre contenuto in
un abbigliamento del tutto normale. 27 anni, mora, riccia… insomma
immaginatevela voi come una bella topa nelle vesti di un proprio apparente anonimato.
“E allora? Che cosa ti ha fatto andare fuori di testa?”
direte voi.
Lo scorso agosto (no, aspettate… non me la sono trombata in
quell’occasione… aspettate…) Dicevo? Ah, si. Lo scorso agosto mi affaccio sul
mio balcone e guardo in alto cercando di intuire l’evoluzioni meteorologiche e…
SDENG! Sbatto l’occhio su una mutandina, nera... di pizzo... tutta traforata...
che era appesa ai fili dei panni degli inquilini del piano di sopra.
Un desiderio mi assale mentre mi si gonfia il cazzo. un
desiderio che è un imperativo per la mia natura da sessuomane affetto da
porchitudine cronica: DEVO carezzarla, annusarla, maneggiarla!
Mi guardo intorno.
Non c’è nessuno in giro…
Mi assesto il pisello dentro i pantaloni, cercando di farlo
stare comodo mentre continua a gonfiarsi e penso: “Come posso arrivare a quel
tesoro? Forse, con una canna da pesca!”
Scendo giù in cantina, individuo la canna adatta.
L’afferro e risalgo le scale di corsa.
Arrivo sul mio balcone e il cuore comincia a battere
all’impazzata.
Intanto che apro la telescopica mi guardo intorno.
“E se mi vede qualcuno? 'Sti cazzi! E quando mi ricapita
un’occasione così”.
Davanti ai nostri balconi c’è un enorme prato abbandonato e
in casa mia non c’è nessuno. Loro, i vicini, li ho visti uscire poco fa… perciò,
questo è il momento giusto.
Sollevo la canna e cerco di agganciare lo slip con la punta.
Voglio appropriarmene... giusto per il tempo di schizzarci sopra e poi la faccio trovare come se fosse caduta casualmente sui nostri fili
Voglio appropriarmene... giusto per il tempo di schizzarci sopra e poi la faccio trovare come se fosse caduta casualmente sui nostri fili
Fatto..!
Riesco ad agganciarla; la molletta che la teneva si smonta e
il mio bottino cade giù.
Ce l'ho! E’ nella mia mano.
Chiudo la canna. Col cuore in gola, mi guardo di nuovo
attorno per sincerarmi che non ci siano testimoni e rientro in casa per
visionare con la dovuta attenzione il frutto della mia razzia.
Ne saggio la consistenza del pizzo e me la porto verso il
viso.
Che tessuto... e che fragranza emana!
Fica! gnocca! fregna! topa! sorca! passera!... in un attimo
mi passano nella mente tutti i sinonimi che conosco.
“Ce l’ho, ce l'ho, ce l'ho!” grido dentro di me.
Me la faccio scorrere tra le dita. Sgrano gli occhi,
mordendomi il labbro inferiore, pensando che sia la mutandina più sexy del
mondo.
La immagino ammantare la fica depilata-ma-non-del-tutto (lo so
perché le donne parlano tra loro e qualche volta mia moglie e la topa in
questione si confessano certe cose senza avvedersi se ci sia qualche sessuomane
come me nei paraggi)
Non resisto. Mi tiro giù la zip e mi avvolgo il cazzo, con
quel tesoro.
Con gli occhi aperti, ipnotizzato da quel contatto, immagino di poter sfiorare
le carni della proprietaria col mio cazzo.
Questo fa aumentare in me il desiderio di carpirle intimità. Volevo possederla. Così come ora mi stavo appropriando di quel tessuto. Avventarmi sulla sua fica, come un rapace sulla preda.
Questo fa aumentare in me il desiderio di carpirle intimità. Volevo possederla. Così come ora mi stavo appropriando di quel tessuto. Avventarmi sulla sua fica, come un rapace sulla preda.
Schizzo.
Troppo presto, penso
Ecco! Nasce proprio da lì, quella mia
piacevole idea assillante.
*****************************************
Salto a questo punto tutti i passaggi e arrivo a come mi sono deliziato godendo delle sue belle forme.
Col marito, un simpatico trentenne che ha già girato mezzo mondo e ne ha viste di tutti i colori, ci davamo appuntamento quasi quotidianamente nel mio giardino a sorbire un caffè o a fumare un sigaro.
E’ ovvio immaginare che uno degli argomenti delle nostre
chiacchierate erano proprio le nostre avventure sessuali.
Dopo aver sondato la sua apertura mentale, in una di queste
occasioni, colgo l’attimo propizio e gli confesso che la moglie me la scoperei
volentieri.
Uso altri termini, ovviamente ma la sostanza è la stessa.
Ma se io nel confessarmi ho usato dei termini soft, il
marito manifesta senza barocchismi che lui ha il desiderio di vederla trombata
da un altro.
E mi racconta che durante le loro sessioni amorose, accenna
spesso alla moglie questa sua fantasia. "E lei?" chiedo io...
Lui mi risponde, accompagnando le parole con un sospiro
profondo, che lei non ne vuole proprio sapere di simili sconcezze. Anche se, mi
confida ancora, quando gli dice queste cose, lei vibra, si bagna in maniera
copiosa, godendo violentemente.
Insisto: “Ma dai! Magari ha paura del tuo giudizio?!
Dovresti insistere, rassicurarla che non la considereresti una mignotta se te
lo confessasse anche lei”
Ma lui ribadisce che è stato finora inutile il suo sforzo
nel farle comprendere i vantaggi per entrambi. Afferma di aver provato in mille
modi a renderla edotta sugli aspetti erotici e benefici, che si creerebbero in
simili occasioni… Ma, niente! Nulla l'avrebbe mai convinta. Era stata categorica e
irremovibile. Ed era stata categorica anche l'ultima volta, proprio pochi
giorni prima: lui le aveva confessato che lo eccitava il modo in cui gli
uomini la osservano tutte le mattine mentre attende alla fermata dell'autobus.
Già! la fermata dell'autobus.
A quell’ultima frase la mia mente parte e si allontana...
La moglie, era diventata un punto di riferimento dei
pendolari che prendevano la stessa linea.
Tutti a cercare di intuire come si sarebbe vestita il giorno
dopo, o a indovinare le dimensioni della gonna, o il colore del reggiseno e
delle mutandine. Senza contare quelli che invece, sognavano quanto sarebbe
stato delizioso farsi ciucciare il cazzo da quella bocca sorridente o infilarglielo
in tutti i buchi possibili, culo compreso.
Torno in me e riprendo il discorso con lui. E, con una certa
titubanza e col cazzo in vistosa erezione a stento trattenuto dai calzoncini
estivi che indosso, gli chiedo:“Ma... insomma... tu lo faresti? Vorresti che scopasse con
un altro in tua presenza?”
“Si. Anche ora, in questo momento” la sua risposta.
Ed io incalzo: “Magari lo faresti per mitigare la possibilità di soffrire di corna? O lo faresti per lei? Solo per lei, intendo?”
Ed io incalzo: “Magari lo faresti per mitigare la possibilità di soffrire di corna? O lo faresti per lei? Solo per lei, intendo?”
Qui, lui ha un'impennata, si erge diritto sulla sedia e mi
si avvicina e mi sussurra con fermezza:
“Manco per il cazzo! Lo farei perché piace a me l'idea di
vederla infilzata dallo spiedo di un altro! La farei sbattere, anche se lei fosse
incosciente. Anzi sai che ti dico? A te piace, inutile negarlo. c’hai il cazzo
in tiro anche ora e… vorresti fartela?”
“E chi nega?! Se vorrei? E me lo chiedi?”
“Anche se lei non partecipasse attivamente?”
Era chiaro che mi stava lanciando un'esca. Un'esca alla
quale non potevo mancare di abboccare...
“Cioè?”
“Voglio dire: le riempiresti la fica anche se lei dormisse?"
"Non ti seguo..." dissi, spernado di aver capito dove voleva parare. E lui: "Da un paio di settimane prende un mezzo sonnifero. Stasera gliene somministrerò una dose normale”
"Non ti seguo..." dissi, spernado di aver capito dove voleva parare. E lui: "Da un paio di settimane prende un mezzo sonnifero. Stasera gliene somministrerò una dose normale”
Devo dirvi cosa risposi?
Naaahh! Non c’è bisogno! Chi è arrivato a leggere fin qui è
come me, affetto da porchitudine allos tadio avanzato e quindi sa cosa risposi…
Detto fatto!
La mia famiglia è al mare per tutta la settimana.
Concordammo tempi e modalità in un baleno.
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Sono sul pianerottolo, davanti la loro soglia. Non ho
nemmeno acceso la luce delle scale. Sono le 2330. Lui apre la porta,
socchiudendola.
Buio
Silenzio
Attendo pochi secondi ancora, prima di entrare.
La casa è in penombra.
I pochi punti luce illuminano gli ambienti in modo che ci si possa muovere senza pericolo di
inciampare o sbattere addosso a qualche mobile.
Mi dirigo in camera da letto… so bene dove si trova:
esattamente sopra la mia.
Lui è in piedi, poggiato con una spalla addosso l'angolo dell’armadio, uin una posizione che gli
consente una totale visuale del letto dove giace lei.
Buffo: ci salutiamo, come se ci fossimo incontrati per caso.
Lei, finalmente!
È qui, davanti a me inerte e inerme.
Guardo il marito interrogandolo con un’alzata di
sopracciglio. La sua risposta è un sorriso mentre annuisce moderatamente col
capo: “Dorme… vai tranquillo. Io mi accomodo qui, su questa poltroncina: voglio
godermi lo spettacolo. Ma ricorda il patto: quando stai per svuotare i coglioni dentro di lei
mi devi avvisare.”
“Si, si. Certo! Non temere.”
Raccolgo le idee. Vorrei già infilarle il cazzo fin dentro
l’utero ma non devo aver fretta. Voglio assaporare ogni piccola parte di questa
azione profanatoria.
Giro attorno al letto un paio di volte.
Giro attorno al letto un paio di volte.
Lei è a pancia in sotto.
La scopro, sfilando lentamente il lenzuolo.
Lo spettacolo e inebriante!
L’eccitazione che provo nel vedere quel corpo di donna, dormire con indosso solo una magliettina e un paio di slip bianchi, mi fa affluire in un sol colpo, tutto il sangue all’uccello, togliendo flusso al cervello.
La scopro, sfilando lentamente il lenzuolo.
Lo spettacolo e inebriante!
L’eccitazione che provo nel vedere quel corpo di donna, dormire con indosso solo una magliettina e un paio di slip bianchi, mi fa affluire in un sol colpo, tutto il sangue all’uccello, togliendo flusso al cervello.
Respiro profondamente.
Guardo lui, che mi sorride sornione: “Bella eh?!”
Mai, prima, ho avuto modo di approfittare dell’intimità di una donna, mentre era tra le braccia di Morfeo. Ed è un misto di suggestioni: l’immoralità e la bramosia si dibattono per pochi istanti. Alla fine quest’ultima ha il definitivo sopravvento.
Scuotendo lentamente il capo, rispondo: “Di una bellezza
esaltante. Quando la guardavo salire le scale provavo qualcosa come un cazzotto
nello stomaco. Pensavo a quanto fosse bella e sensuale e a quanto fosse
inarrivabile. Ho quasi paura a sfiorarla…”
“Vai tranquillo, tanto non si sveglia. Fidati. Non hai idea
di quante volte me la sono scopata così, mentre dormiva…”
La immagino sbattuta nel sonno, dal marito, mentre le mie
mani arrivano alle spalle di lei. Le sposto i capelli lunghi, scuri e mossi.
Avvicino la mia bocca al collo. Da lì scendo, spostando un po’ il tessuto della
magliettina ed arrivo ad assaporare la pelle profumata della sua spalla.
Lui si alza e viene ad aiutarmi a sfilare la magliettina.
Che emozione, poterla toccare; denudarla così, mentre ne gusto la morbidezza della
pelle.
La magliettina le viene sfilata in pochi secondi.
Ha indosso, ormai, solo la mutandina bianca.
L’abbiamo girata, voltandola è rivolta verso l’alto. Ora, in posizione supina, inevitabilmente il seno è una calamita per il mio sguardo e ancor di più per le mie mani. È di una dimensione perfetta per essere accolto in una mano. Sodo, delicato. Perfetto.
Ha indosso, ormai, solo la mutandina bianca.
L’abbiamo girata, voltandola è rivolta verso l’alto. Ora, in posizione supina, inevitabilmente il seno è una calamita per il mio sguardo e ancor di più per le mie mani. È di una dimensione perfetta per essere accolto in una mano. Sodo, delicato. Perfetto.
Mi accorgo che ogni movimento che faccio mi sembra quello di
un bradipo. Non so se è una semplice sensazione dovuta all’intensa voglia di
assaporare tutto ciò, oppure mi sto davvero muovendo lentamente per timore di
svegliarla… poco importa ora.
Al mio tocco, la pelle le si increspa, sia quella del seno
che quella immediatamente attorno. Ha un fremito. Con una mano traggo beneficio
dal contatto con quella pelle delicata e con l’altra libero il mio cazzo dal
pantaloncino.
“Ah, però! Che bella minchia!” dice lui…
Senza rispondere, avvicino la cappella ad una tettina per
farla roteare un po’ attorno all’aureola e infine lo poggio proprio in mezzo,
lasciandolo affondare un pochino nella mammella.
Ora i miei movimenti non mi paiono più lenti come prima.
Con la mano sinistra mi approprio della conchiglia, protetta ancora dall’unico tessuto che ancora indossa la mia vittima: è calda.
Anche attraverso la mutandina il calore del suo sesso è notevole.
Il cazzo mi duole.
Lo avvicino alla sua bocca mentre con un dito le socchiudo le labbra.
I denti sono serrati.
Se ne avvede lui che si avvicina e la bacia in bocca.
Alla fine del suo bacio, lei ha la bocca aperta: finalmente posso insinuare il mio glande in quella cavità calda e umida.
Quante volte l’ho sognato..!
Certo! Avrei preferito che fosse lei a suggere il mio miele, di sua sponte. Ma in questo momento non importa che lei sia cosciente. Egoisticamente, sono io che voglio godere di lei. Almeno per questa volta…
Lui è rimasto inginocchiato vicino al suo volto. Sta evidentemente rimirando il mio cazzo che va e viene nella bocca di sua moglie. Le carezza la guancia, col dorso di due dita mentre le sussurra: “Vedi cara...? non sarebbe poi così difficile prendere in bocca il cazzo di un altro. Basta aprire le labbra e tutto accade in maniera naturale. Voi siete nate per ciucciare il cazzo…”
Devo mantenere il controllo per non schizzarle subito in gola.
“E ancora più facile sarebbe prenderlo in fica. Ora lo verificheremo, vero Marco?”
Non me lo faccio ripetere e mentre estraggo il cazzo dalla
bocca di lei, lui si alza in piedi. Le sfila le mutandine; alza le ginocchia di
sua moglie, sostenendole, per permettere a me di farcirle la fregna e a lui di
vedere per bene da vicino tutta l’operazione.
“Ma prima –suggerisce- una bella leccata a due lingue per
questa fichetta”
Quale invito..!
Mi ci butto a bocca aperta, per primo. Lecco succhio
deglutisco tutto. È un diletto per l’anima e il pisello, sentire l’afrore di
donna che emana quel fiore. Inconsapevole delle attenzioni che sta vivendo, si
apre, sbocciando come se lei fosse cosciente. E i suoi umori cominciano a
defluire dolci e profumati.
Faccio posto al marito, che mi affianca da bravo gregario, in una leccata a due lingue dai ritmi magistrali. Nemmeno se ci fossimo allenati insieme saremmo così accordati nel ritmo e nell’intensità.
Entrambe ci deliziamo per alcuni minuti del sapore di quella splendida fichetta. Poi lui si alza di nuovo in piedi e mi invita con un gesto di entrambe le mani ad accomodarmi; si porta di fianco.
Sinceratosi che le ginocchia si tengano sollevate, in una posizione adeguata, con una mano allarga le grandi labbra e con l’altra, pilota il mio cazzo verso l’apertura della vulva.
Faccio posto al marito, che mi affianca da bravo gregario, in una leccata a due lingue dai ritmi magistrali. Nemmeno se ci fossimo allenati insieme saremmo così accordati nel ritmo e nell’intensità.
Entrambe ci deliziamo per alcuni minuti del sapore di quella splendida fichetta. Poi lui si alza di nuovo in piedi e mi invita con un gesto di entrambe le mani ad accomodarmi; si porta di fianco.
Sinceratosi che le ginocchia si tengano sollevate, in una posizione adeguata, con una mano allarga le grandi labbra e con l’altra, pilota il mio cazzo verso l’apertura della vulva.
Entro.
Facilmente.
Purtroppo, pochi colpi e sono a segno. Glielo dico: “Sto per venire. Non ce la faccio a resistere”.
“Bene!” è la sua risposta. “Tanto non mancheranno altre occasioni. Soprattutto quando saprà cose le abbiamo fatto, vorrà provarlo da cosciente”
Facilmente.
Purtroppo, pochi colpi e sono a segno. Glielo dico: “Sto per venire. Non ce la faccio a resistere”.
“Bene!” è la sua risposta. “Tanto non mancheranno altre occasioni. Soprattutto quando saprà cose le abbiamo fatto, vorrà provarlo da cosciente”
“Schizzoooooo…” grido sommessamente.
“Non uscire”, dice lui. E pone la mano sul pube di lei, come
se volesse percepire la potenza dei getti del mio sperma che le violano il
grembo. “Finalmente! Spero che tu l’abbia ingravidata”
Appena sfilo il cazzo, lui si dedica a nettarle con la
lingua, la fica grondante di umori e di sperma. Sugge e lecca sussurrando
impercettibili paroline dolci alla propria consorte.
Appendice…
“Davvero glielo dirai”
“Si. Certo. Anche a lei sarebbe piaciuto ma, diceva, che non
aveva il coraggio. Ora sapendo che già è accaduto, sarà più facile per lei
farsi sbattere da te. Magari le dirò che se non lo farà tu potresti metterci in
difficoltà pubblicando on line il
filmato che ho avviato io da quando sei entrato” e così dicendo mi indica un
punto della stanza, dove c’è un led, appena percettibile alla vista, che
lampeggia..!”
Ma questa è un’altra storia
per eventuali commenti in privato: marcotani20@libero.it
per eventuali commenti in privato: marcotani20@libero.it
Ho fatto anch'io delle porcellaggini e mi sono incazzato alla grande quando un ragazzo della piccola orgetta, ha scattato delle foto. Anche se non devo rispondere a nessuno in quanto sono single, ma il sapere che qualcuno possa vedermi mentre mi fotto alla pecorina una donna non mi piace. Quella sera però ho fatto un gran casino . Parlando del tuo racconto posso farti i complimenti, scro.-itto bene scorrevolmente. Brav
RispondiEliminaChe bastardo!
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